26/11/2018
Avvenire 25 novembre 2018
RISPETTO E AMORE SONO ANTIDOTI AL NARCISISMO
di SOFIA ROSSO*
E' come guardare l'orizzonte da un molo di fronte al mare in una grigia giornata di fine autunno, la sensazione d'amarezza che si prova pensando a tutte quelle donne e madri che sono state usate come degli oggetti; buttate via appena non servivano più. Comprate, sfruttate, consumate, vilipese. Comportamenti finalizzati a negare la loro umanità. Spesso sole e senza reti, si trovano a lottare contro uomini violenti che pensano al dominio piuttosto che all'abbraccio. E' la cultura dello scarto, come ha ricordato più volte papa Francesco, che non tiene in debito conto le cose e le risorse della Terra, le sfrutta fino all'esaurimento. Lo stesso fa con le persone, le usa e poi le butta via. Tutto è anonimo, senza volto e senz'anima.
Si può ripartire da qui, compiendo con uno sforzo educativo corale, rimettendo al centro concetti come fiducia, umiltà, capacità di ascolto, tenerezza, empatia, impegno per ricostruire i legami sociali, lavoro paziente per ricucire reti solidali, puntando sul valore dell'educazione che dev'essere rivolto nei confronti dei più giovani e riscoperto dagli adulti, che sono spesso vittime di un comportamento “giovanilistico”. Il fine ultimo è generare incontri positivi, attraverso il riconoscimento della donna in tutta la sua personalità. Ciò significa rimettere anche in circolo quelle parole, appena ricordate, che appaiono desuete, ma dicono e raccontano con forza il valore della donna. Dobbiamo riuscire a captare quei disagi che difficilmente emergono ad una prima rapida visione. Occorre andare in profondità, tirar fuori ciò che è nascosto sotto il tappeto e non appare subito evidente sia per difficoltà delle vittime ad esprimersi sia per forme di profondo dolore che portano quasi a non uscire, rimanendo dentro il proprio disagio.
Il ruolo del volontariato è importante in quanto rimette in circolo le relazioni, è antenna per captare i malesseri, ristabilisce la dimensione della cura tra le persone che si incontrano e si aiutano. Ha un inteso valore di umanità perché è lì dentro che si riscopre il gusto della responsabilità, il senso della dedizione verso chi è in difficoltà. Com'è stato recentemente ricordato in occasione della conclusione del progetto così detto delle “Famiglie sandwich” nel quale Anteas ha incontrato ed ascoltato famiglie alle prese con la fragilità e la fatica della cura dell'altro, il concetto di fiducia richiama la possibilità di “mettere in comune la vita” per cercare nuove forme di convivenza più attente alle persone. Invece, l'umiltà oltre ad essere antidoto al “veleno” dell'autoreferenzialità e del delirio di onnipotenza, richiama da un lato la necessità di costruire “con altri” una visione strategica e dall'altro la scelta di una conoscenza contestualizzata che richiede l'incontro nella prossimità.
La sociologa Martha C. Nussbaum nel saggio “Non per profitto”, ha scritto che “lo scontro è interno all'anima di ciascuno di noi, dove grettezza e narcisismo si misurano contro rispetto e amore. Bisogna alimentare le forze educano alla cultura del rispetto e dell'eguaglianza”. Questo è necessario farlo insieme buttando via la cultura dell'individualismo e della sopraffazione, aprendo le porte al saper accogliere l'altro come sorella e fratello, in quanto parte di una stessa storia; quella del rispetto della sacralità della donna e della vita. Occorre, oggi, più che mai promuovere la cultura della solidarietà contro l'indifferenza, dicendo una volta per tutte basta alla violenza contro le donne. Lo dobbiamo alle tante madri, mogli e ragazze sfruttate e violentate nel corpo, nella mente e negli affetti. Dobbiamo impegnarci per ridare loro dignità e possibilità di essere parte attiva e costruttiva della società, in famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle posizioni di responsabilità e nella cultura.
* presidente nazionale Anteas, Associazione tutte le età attive per la solidarietà.