01/07/2019
L ' EDITORIALE
LA FIDUCIA È CIÒ CHE LEGA LE COMUNITÀ di SOFIA ROSSO*
Oggi serve un lavoro fatto con ago e filo per tessere i legami sfilacciati. Possiamo certamente affermare che la bussola con cui Anteas (Associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà) guarda al futuro si chiama “fiducia”. In questo senso, la responsabilità di continuare a costruire fiducia richiede ad Anteas, ad ogni livello, un instancabile lavoro di rammendo all'interno delle comunità, impegnandosi in una ricucitura sociale capace di trovare una risposta efficace alle solitudini, all'esclusione, all'invisibilità.
Stiamo sempre di più operando come un'associazione “in uscita”, come direbbe papa Francesco, in grado di prendere l'iniziativa senza paura, di fare la prima mossa e andare incontro a chi è più lontano, più fragile: intercettare insomma bisogni e disagi senza attendere di essere chiamati ad intervenire, talora fuori tempo massimo. Nasce proprio da questa esigenza, merita di essere ricordato, la figura dell'antenna sociale Anteas, specificamente educata a captare bisogni sociali e biografie complesse, altrimenti a rischio di andare “fuori radar”.
D'altra parte, siamo fermamente convinti che solo un'associazione “in uscita” possa rappresentare uno “scandalo positivo” per le nostre comunità: quel sassolino nella scarpa che rende scomodo il passo, ma che, nel contempo, richiama l'attenzione sulle cose che contano davvero. Come associazione non possiamo e non vogliamo certamente essere “complici” di una società in cui aumentano le disuguaglianze, in cui la distanza sociale tra ricchi e poveri cresce costantemente e in cui la ricchezza si concentra progressivamente nelle mani di pochi, meglio pochissimi. Ecco allora la fiducia come obiettivo e strumento assieme, in ogni caso insostituibile e imprescindibile. Fidarsi è diventato un “rischio” obbligatorio da correre; il vecchio adagio del “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” è una clamorosa Fake news e tramanda, purtroppo, una falsa saggezza popolare che presuppone un'autosufficienza da parte della persona strutturalmente impossibile.
Da qui, il nostro insistere sul passaggio cruciale “da soli a solidali” laddove la partecipazione alla vita associativa, anche e soprattutto attraverso il volontariato, in tutte le sue innumerevoli e preziose declinazioni, diventa un'esperienza di fiducia, di apertura all'altro, ricorrendo (o ripristinando) quella generosità che di fatto crea, tiene legate e rende solide – e credibili – le comunità, garantendo loro un futuro. Riuscire a intercettare le solitudini e le fragilità sociali, secondo logiche di cittadinanza attiva, è insomma una grande sfida collettiva per costruire un'alternativa credibile e sostenibile all'attuale imperversare di sterili e disaggreganti egoismi, contrastando il disagio e le solitudini nei territori fino a promuovere comunità finalmente più inclusive ed accoglienti.
* presidente nazionale Anteas